Tra le categorie più tartassate dal lockdown italiano per il Coronavirus ci sono loro: parrucchieri ed estetisti. Accusati di essere attività a rischio, più di altri stanno subendo le decisioni di un Governo che ne ha decretato la chiusura, pare, almeno fino al 1 Giugno, anche se (non si capisce a quale titolo) il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha affermato che la riapertura è anticipata al 18 maggio, ma solo se “con dati positivi”. Si tratta di una categoria intera che, nei casi migliori, da marzo a oggi ha avuto, come unica entrata, i 600 euro previsti dal decreto “Cura Italia” mentre, naturalmente, le spese non si sono fermate.
Mentre a Bolzano i parrucchieri possono riaprire, nel resto dell’Italia le spese, gli affitti e tasse sono quasi interamente rimasti lì dove erano, senza possibilità di incasso. Questo significa famiglie intere messe in ginocchio dalla foga punitiva di uno Stato ormai finito nelle mani del fantomatico Comitato tecnico scientifico.
Così, mentre, per fare un esempio, i dentisti possono operare, i parrucchieri, nonostante i numeri dei contagi sembrino stabilmente in forte calo, devono restare nel limbo. Appesi all’elemosina di Stato.
Chiaramente questa situazione ha favorito il fenomeno dell’abusivismo a domicilio, che rischia di mettere ancora più a dura prova il settore.
Tra le varie iniziative che vanno segnalate c’è quella di Apa Confartigianato Milano Monza e Brianza, che da giorni ha lanciato una petizione online al governatore lombardo Attilio Fontana per la riapertura di queste attività.
Anche perché, fanno sapere dall’associazione di categoria, tenere parrucchieri ed estetisti chiusi ancora non farebbe che favorire il rischio di ulteriori contagi. Perché? “Paesi notoriamente molto attenti e rigidi, come Germania, Norvegia e Svizzera, hanno già riaperto (la Svizzera già ad aprile) ed altri, tra cui la Francia, si apprestano a farlo ad inizio settimana prossima. Sono degli sconsiderati? Probabilmente no; sanno che tenere chiuso potenzialmente è molto più pericoloso perché i saloni sono già fortemente normati dal punto di vista igienico sanitario e si sono prontamente e scrupolosamente adeguati ai nuovi protocolli indicati. In questi giorni di fine lockdown siamo rimasti stupiti dal numero di persone con acconciature perfette; chi opera abusivamente ha continuato ad operare, senza ovviamente adottare alcun accorgimento reale di sicurezza. La prospettiva del fermo-attività prolungato, assieme al ritardo dell’arrivo delle casse integrazioni, sta generando anche il fenomeno di personale dipendente che, privo di qualsiasi entrata, si trova per sopravvivenza a decidere di esercitare abusivamente la professione.
Un abusivo in media serve tra i 6 e i 10 clienti al giorno pertanto, dal momento che i dati dell’ISS ci dicono che i focolai sono oggi in famiglia, entra ogni settimana in contatto con una cinquantina di potenziali focolai con una forte possibilità di contrarre lui stesso il virus e diffonderlo in nuovi nuclei famigliari”.
La proposta per la riapertura prevede quindi il “redigere in modo definitivo un protocollo condiviso con ISS, ATS ed INAIL che disciplini realmente nel dettaglio gli adempimenti da porre in essere per lavorare in sicurezza”.
IN SETTIMANA UN’INTERROGAZIONE PARLAMENTARE
Depositata sul tema un’interrogazione parlamentare. “Importante – spiega l’onorevole Paola Frassinetti – è l’applicazione di un protocollo. Questi saloni, peraltro, sono già normati in maniera molto meticolosa, quindi non partirebbero da zero. Questo servirebbe anche a disincentivare le visite a domicilio abusive, pericolose per l’assenza di misure di controllo. Non si capisce peraltro come mai, se in altri Paesi limitrofi queste attività sono già state riaperte, in Italia debbano stare chiuse ancora a lungo“.
Ora si attende la risposta del governo