Si sta consolidando sempre più, nell’opinione pubblica, la consapevolezza dei vantaggi nel costruire bene e in modo ecologico, e questa sensibilità richiede una risposta adeguata da parte dei progettisti, dei costruttori e della politica in genere. La soluzione abitativa in legno è quella che risponde meglio a queste esigenze, poiché garantisce comfort eccellenti. Oggi l’Italia, in riferimento al mercato delle case in legno, consolida il 4° posto a livello europeo per capacità produttiva e volumi gestiti, subito dopo Germania, Regno Unito e Svezia. Ma soprattutto è in crescita costante: a tal proposito è stato pubblicato il “3° rapporto case ed edifici in legno” a cura di Federlegno Arredo, che ha registrato nel biennio 2016-2017 un aumento del numero di edifici in legno costruiti in Italia, arrivando a toccare il 7% del totale costruito, in crescita rispetto alla rilevazione precedente del biennio 2014-2015.
Ma le foreste europee riescono a soddisfare la richiesta dei tronchi ad uso strutturale?
Gli oltre 645 milioni di metri cubi di legno che ricrescono ogni anno nelle foreste europee ci permettono di dire che il legno può essere considerato una risorsa inesauribile se gestita efficacemente, come si fa in Europa da oltre 250 anni. L’Austria è uno dei paesi europei più ricchi di superfici arboree, con una riserva di legname elevata e in costante crescita. Ogni anno nelle aree boschive austriache ricrescono approssimativamente 30 milioni di mc di legno; di questi 26 milioni vengono raccolti e utilizzati. Il maggior quantitativo è costituito da legno di abete rosso, che ammonta a circa il 60% (19.2 milioni di mc) del totale ed è la specie legnosa più utilizzata nelle costruzioni di legno.
L’Italia preleva tra il 18 e il 37 % della ricrescita annua del bosco; è un valore molto basso, inferiore alla media europea che si attesta tra il 62 e il 67 %. Ciò significa che dipendiamo dai boschi esteri (maggiormente Austria), dove evidentemente sono organizzati meglio di noi. L’Italia è infatti storicamente un Paese importatore di legname: sebbene la sua superficie sia ricoperta per il 30% da bosco non utilizzato, le imprese della filiera legno devono importare circa l’80% della materia prima. Un paradosso e un problema che le associazioni di categoria denunciano da tempo. La stragrande maggioranza del legno strutturale utilizzato nelle costruzioni in Italia proviene dai paesi del Centro-Nord Europa, principalmente Austria, paese dal quale viene esportata circa 2/3 della produzione annuale di legno, oltre a Germania, Francia, Paesi Scandinavi e, in quantità sempre crescenti, i Paesi dell’Est Europeo; solo una piccolissima percentuale proviene da produzioni locali italiane.

Nel nostro piccolo, con Life Project Legno che progetta e realizza case in legno, possiamo affermare che più del 90% del legno utilizzato nelle nostre strutture è di provenienza “austriaca” e il taglio dei tronchi è concentrata nelle Alpi orientali. L’Italia è da sempre uno dei maggiori mercati per le importazioni di legname da costruzione austriaco, assorbendo circa il 60% della produzione di piccole e medie segherie austriache. Il nostro Paese è diventato il primo consumatore di legno lamellare in Europa (EUWID 2006).Il valore del legno come materiale da costruzione dal punto di vista ecologico è facilmente comprensibile: proviene da una fonte, gli alberi, il cui rinnovamento e riproducibilità sono determinati essenzialmente dall’unica sorgente energetica ad oggi definibile illimitata: il sole. In un paese con una superficie forestale in continuo aumento, caratterizzato da un’industria del legno ai vertici per ricerca e tecnologia applicata, è necessario che il bosco sia considerato come una vera e propria risorsa economica, in grado di produrre servizi e reddito.
Quanto tempo occorre al bosco per produrre una quantità di tronchi tale da soddisfare il consumo necessario per realizzare una casa in legno di 150 mq targata LPL? È una domanda ricorrente, soprattutto fra i più sensibili sui temi della sostenibilità ambientale. In generale, per un bosco gestito e controllato sapientemente dagli addetti ai lavori, la ricrescita è sempre superiore alla domanda di tronchi. Attualmente, in Trentino-Alto Adige, cresce una quantità di legno doppia rispetto a quella tagliata, è perciò possibile uno sfruttamento sostenibile ancor più intenso. Facendo qualche calcolo e basandosi su dati consolidati, si può affermare che la ricrescita del bosco del solo Trentino-Alto Adige produce una casa di legno in circa 45 minuti; inoltre, tenendo conto dei ritmi di accrescimento delle foreste austriache (soli boschi di conifere), si calcola che ogni secondo si rigeneri 1 mc di tronco: in appena 90 secondi si sarà rigenerato il legno necessario per realizzare la CASA LPL di 150 mq.

Occorre sottolineare che, di fronte a catastrofi naturali in continuo aumento (legate anche ai cambiamenti climatici in atto), possiamo e dobbiamo agire tempestivamente per la messa in sicurezza delle aree colpite. Questo è quanto accaduto a fine 2018, tra il 26 e il 30 ottobre, dalla Lombardia al Friuli-Venezia Giulia passando per il Trentino-Alto Adige ed il Veneto. Forti raffiche di vento hanno raggiunto i 200 Km/h ed hanno buttato giù circa 8 milioni di metri cubi di legname delle Dolomiti. Una tempesta con venti di scirocco che i meteorologi hanno denominato “Tempesta Vaia”. In Trentino-Alto Adige sono stati abbattuti almeno 3 milioni di mc di alberi, contro i 500 mila mc che si prelevano abitualmente ogni anno. Dopo la catastrofe, si sono attivati per programmare un piano di recupero dei tronchi (non tutti verranno esboscati), molti dei quali sono di qualità e utilizzabili per l’edilizia in legno; gli esperti ipotizzano che il recupero possa essere ultimato nel giro di tre anni, e soprattutto prima che questi siano attaccati dai parassiti che lo renderebbero inutilizzabile.
Regioni più colpite – la stima dei danni, ripartiti per regione, potrebbe ammontare a circa 2.7 miliardi di euro. Ci vorranno dagli 80 ai 100 anni affinché i nuovi alberi raggiungeranno le dimensioni idonee per il taglio ai fini strutturali. Il vento, in Europa, è il principale fattore di disturbo e di danno agli alberi (tre volte maggiore dei danni prodotti dagli incendi). In Europa si registrano almeno due eventi l’anno come quello che ha colpito il nord est Italia. Gli schianti da vento sono comunque un fenomeno naturale, e la maggior parte delle foreste danneggiate, fortunatamente, sono in grado di rigenerarsi.
Ing. Marco Giancaterino














